martedì 28 aprile 2009

Cari amici,
Ho il piacere di informarvi che sono stata candidata dal mio movimento politico alle prossime elezioni per la Provincia di Torino. Farò parte della lista Sinistra per la Provincia di Torino”, lista che fa riferimento all’Associazione per la Sinistra (che unisce Sinistra Democratica, Movimento per la Sinistra di Nichi Vendola, Unire la sinistra e il mondo ambientalista). Farà parte della coalizione a sostegno di Antonio Saitta - Presidente.
Vorrei, innanzitutto, ringraziare per il sostegno e la fiducia fin qui dimostratami.
Ritengo che un politico debba essere valutato e votato per ciò che fa.
Quindi nelle prossime settimane vorrei raccontarvi delle cose fatte nella veste di Coordinatrice all’ambiente e verde pubblico della Circoscrizione e in qualità di consigliere (tenuto conto di quelle che sono le aree di competenza e di possibilità di impatto da parte della Circoscrizione).
Avrete modo di constatare anche la mia modalità di lavoro e quelle che sono state le priorità di questi anni, sul territorio.

Alla prossima settimana

Monica

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Questa settimana mi trovate qui:

28/04 h 18.30 VI commissione Corso Corsica 55 (To) - Progetto “Festa in Bici alla 9”
29/04 h 18.00 II e VI commissione - Corso Corsica 55 (To): problematiche - passerella olimpica
Maggio h 9.30 Corteo per la Festa dei lavoratori, partenza Piazza Vittorio –ang. Via Vanchiglia con l’associazione “La Sinistra”
1° Maggio h 12/18 Festa dei lavoratori al “Cortile Aperto” presso le case di Via Biglieri 48

mercoledì 8 aprile 2009

LA SOLIDARIETA' DURANTE LO STATO DI EMERGENZA. MA LO STATO DOV’E’?

La solidarietà è una virtù e in tanti hanno sottolineato la capacità del popolo italiano, in situazioni drammatiche, di reagire sia per spirito di sopravvivenza sia per senso di comunità. Per cui dimentica i propri orticelli e guarda oltre. E solo guardando oltre, emerge la grande forza ed il coraggio dei sopravvissuti; la dedizione dei tanti volontari (oltre a Croce Rossa, Protezione civile, ecc.) che si spendono per affrontare l’emergenza e non lasciare sole o far sentire sole le persone colpite da eventi, come il terremoto in Abruzzo di questa settimana.
Poi ci sono coloro che per vari motivi, non possono partecipare attivamente e allora cercano uno strumento per far sentire la loro compassione e vicinanza alle popolazioni colpite. Ed ecco l’ormai usuale raccolta fondi. Dal Tg al quotidiano, dalle aziende alle associazioni private, fino ai partiti, tutti hanno aperto conti correnti per una raccolta fondi, allo scopo di aiutare fattivamente la ricostruzione di strade, case, scuole, prefettura, ecc. … insomma per ricostruire intere città, il più presto possibile.
Ma se da una parte sono iniziative di grande partecipazione e condivisione delle tragedie del nostro Paese, andando da un capo all’altro dello stivale, dall’altra mi pongo un quesito: ma dove sta la presenza dello Stato? A cosa serve uno Stato, se non quale entità prima di una comunità che si dà regole di convivenza, se esso non si prende l’onore e l’onere di dare ai suoi abitanti un paese laico nei contenuti e nell’approccio, trasparente nella sua gestione, responsabile nel dare luoghi sicuri in cui vivere e lavorare? Non è possibile che il nostro Paese viva di raccolta fondi via sms! Si sfrutta l’emotività del momento, si cerca di colpire il senso di colpa e poi … cosa vuoi che sia 1 euro!
Ma qui sta il punto. Non si tratta di non dare aiuti e solidarietà a chi ha subito una grave perdita. Ci mancherebbe! Ma cosa ci sta a fare uno Stato, se poi non è in grado di fare delle scelte importanti in una situazione di emergenza come questa? Su facebook, ma immagino anche in giro per il web, sono stati proposti tanti appelli: dal devolvere l’intero stipendio dei parlamentari (tanto ne hanno tanti, un po’ di antipolitica demagogica ci sta sempre!) al bloccare tutti i reality show e devolvere i premi (di programmi televisivi privati, non gestiti pubblicamente) all’emergenza terremoto in Abruzzo. Ma se alcuni appelli lasciano il tempo che trovano, viceversa penso che uno Stato autorevole, che si rispetti e che rispetti i suoi cittadini, abbia in mano la possibilità di fare delle scelte. Due su tutte: bloccare il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, che resta un progetto assurdo, ambientalmente, economicamente e strutturalmente insostenibile e spostare quei fondi per questa vera emergenza, perché gli edifici vengano ricostruiti in fretta e BENE. E poi il costo del referendum sulla legge elettorale che il governo insiste a voler fare separatamente dalle elezioni europee ed amministrative (6-7 Giugno). Se le due consultazioni venissero unite, si risparmierebbero oltre 400 milioni. Ecco trovati i fondi per ricostruire l’Abruzzo! Immagino non saranno sufficienti per tutte le esigenze, ma se ogni ente pubblico fin dai più piccoli, facesse scelte di buon senso, e qui sì di solidarietà, per affrontare insieme questa grande tragedia e ricostruire quella parte di Regione travolta dal terremoto, ecco che si coglierebbe davvero la rinuncia a qualcosa in ciascun paese, città, provincia, regione per aiutare l’Abruzzo.
Poi in tutto questo, naturalmente, una responsabilità politica va trovata e pubblicizzata. Perché ci sarà stato qualche consiglio, giunta locale o nazionale che avrà scelto un costruttore piuttosto che un altro. Ci sarà stato chi non ha fatto i controlli, chi ha sorvolato sulle norme antisismiche, chi voleva semplificarle, chi vede nelle regole di tutela ambientale solo una scocciatura da ridurre o eliminare se possibile. Ecco è importante capire e segnalare chi sono queste persone, perché poi non è possibile che al momento delle elezioni tutti si dimentichino di catastrofi come queste e del permanente stato di emergenza e di vita precaria nei container dei sopravvissuti, e siano poi gli stessi figuri o i nuovi emergenti da quella stessa classe politica che alla fine restano sempre al loro posto. Al potere. E non rispondono mai del loro operato e della loro politica.

sabato 4 aprile 2009

Chi sono i nuovi manifestanti No Global al G20?

Questa settimana è stata caratterizzata dall’attenzione al G20 e alle manifestazioni di Londra e Strasburgo.
Se avete visto il reportage di Annozero, giovedì sera, avrete anche sentito l’analisi sul nuovo popolo dei manifestanti No Global. Tra i vari gruppi, emerge la presenza di un ceto medio che, abituato a gestire la propria vita in modo individuale e a volte egoistico, si trova ora senza legami sociali e solidali con gruppi o comunità (siano essi politici, culturali, di territorio o altro). Così la crisi economica e sociale travolge ed invade il cuore della classe lavoratrice media, anche quella a volte stakanovista, che era abituata a vivere del proprio lavoro, a dedicarvi 10-12 ore al giorno a scapito di famiglia e vita privata, in una società dove il proprio ruolo sociale era dato sempre più dalla propria professione e dalla propria competenza di fare business ed essere produttivi. L’uomo del ceto medio si ritrova dunque senza punti di riferimento, perché in passato non li ha cercati poiché percepiti come inutili e di intralcio. Oggi preso dalla disperazione per la perdita di lavoro, per la crisi nella gestione dei propri risparmi e nell’assenza di speranza per il futuro per sé e i propri figli, scende in piazza, da solo, spontaneamente, senza che qualcuno lo abbia invogliato a partecipare, e scende in piazza per manifestare ed esprimere la sua angoscia, la sua rabbia per una crisi che rischia di pagare solo lui. Tuttavia è una persona che non ha nel suo bagaglio di esperienze, la partecipazione a manifestazioni di piazza perché sempre viste come espressione di movimenti radicali che non lo riguardavano (secondo lui, perché lontani dalla sua realtà); quindi non sa come muoversi ed oggi, spinto da quella rabbia e senza un punto di riferimento che possa guidarlo, aiutarlo ad esprimersi, indirizzarlo e solidarizzare con lui, si manifesta con atti violenti contro le vetrine delle banche di Londra. Non sono quindi i gruppi politicizzati e magari di intrusi che provocano danni e violenze per spostare l’attenzione dai veri contenuti della manifestazione No Global (così com’è stato a Genova nel 2001), ma singoli individui, abituati a pensare a sé, che oggi mostrano con drammatica evidenza l’assenza di una politica che sia condivisione di un progetto di società altro, di una capacità di lottare per sé e per gli altri secondo una scala di valori condivisa e che non sia mera gestione del potere o sottomissione al potere economico. Non so se il G20 sia stato l’inizio del nuovo e del cambiamento o solo uno dei soliti teatrini per la foto di gruppo dei Capi di Stato. Resta il fatto che la crisi epocale che stiamo vivendo sta iniziando a dare veri sussulti tra la gente. Quindi è il tempo perché uomini e donne di ogni luogo si riprendano la gestione della propria vita, della gestione della cosa pubblica, dell’economia e della vita politica, con coraggio e generosità, per un mondo più equo. Riprendiamoci la democrazia.