domenica 14 febbraio 2010

Rinnovare i leaders

Condivido con voi questo articolo di Luigi Zingales su L'Espresso perchè, secondo me, è assolutamente contiguo al mio post sui figli della politica. Da una parte i politici al potere che non mollano mai perchè "il potere logora chi non ce l'ha" e dall'altra la cooptazione corporativa perchè il potere resti sempre nelle stesse "casate"... buona lettura

A presto
Monica

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/rinnovare-i-leader/2120126/18

mercoledì 10 febbraio 2010

I FIGLI DELLA POLITICA

Il Blog è rimasto fermo per lungo tempo. Mi scuso di ciò.
Oggi avevo davvero bisogno di confrontarmi con voi su questo tema. Della serie: quando è troppo è troppo!

Dopo il tentativo fallito di lotta al corporativismo delle professioni dell’avvocatura, della notarile e di altre. Dopo figli d’arte senza talento sopportati da colleghi e fruitori di spettacoli, senza poter incidere e cambiare qualcosa (salvo per i lavoratori del campo di cambiare compagnia e per i fruitori cambiare spettacolo), oggi assistiamo non alla semplice (vecchia, conosciuta, e già più volte messa in discussione) cooptazione di giovani e non nelle file della classe dirigente politica, che spesso ha prodotto una massa di “yesmen” e donne acquiescienti che avessero alle spalle l’uomo di potere di turno, ma siamo di fronte ad un uso personalistico, corporativo, privato delle organizzazioni politiche e suoi derivati (i partiti, ma anche le liste e gli accordi elettorali temporanei) come ufficio di collocamento dei propri figli.
Ecco un breve elenco (non esaustivo e mi scuserete per non essere precisa in merito, ma è per rendere l’idea):
Barbara Pizzale: figlia del consigliere regionale uscende dei Moderati in Regione Piemonte, inserita nel listino di maggioranza della coalizione di centrosinistra (in caso di vittoria, la sig.na diventerà consigliera a 9 mila euro al mese circa, senza passare dalla competizione elettorale, come gli altri del listino, ma senza aver altro merito che essere “la figlia di”);
Federica Scanderebech: in questo caso l’inserimento nel listino in Piemonte è saltato. Lei aveva, certo, partecipato alla competizione elettorale per il Comune di Torino, ma ottenendo preferenze senza dubbio solo grazie ai voti del padre ( in politica da molti anni);
Giovanni Porcino: il padre parlamentare IDV (dopo un rapido passaggio tattico in Comune di Torino da Ulivo, PD, Partecipazione Democratica, è entrato in IDV giusto in tempo per le elezioni politiche del 2008), sembra non aver ottenuto il posto nel listino sicuro per il figlio e quindi dovrà preoccuparsi di raccogliere preferenze per la Regione, sempre tramite il proprio nome…
Renzo Bossi: candidato al consiglio regionale in Lombardia, con il solo merito di essere “il figlio di” e il demerito, se posso, di averci messo 3 anni per passare la maturità alle scuole superiori (immagino strappata per disperazione) ed un curriculum fatto di esperienza di vita familiare leghista e una pseudo consulenza da 12 mila euro al mese al Parlamento Europeo;
Questi alcuni casi, ma ce ne sono molti altri e un po’ ovunque.
Qualcuno mi dirà, ma la politica è così. Lo scopri adesso? No certo, immaginavo compromessi e maneggi che a volte stanno nell’area grigia del malcostume che poi ognuno decide se deplorare, accettare passivamente o far suo.
Ciò che rende frustrante è la logica che guida tutto ciò: è il nome altisonante o comunque noto agli elettori, in luogo della scelta democraticamente aperta e intellettualmente onesta che premi competenze, capacità e passione. Certo i giovani vanno sostenuti e guidati, ma è possibile che siano sempre tutti FIGLI D’ARTE?
E che dire di mogli o compagne messe nelle liste o alla guida di istituzioni con la stessa logica? Sig.ra Mastella su tutte.
E non tocco il discorso delle posizioni di sottogoverno, da staffista o dipendente di gruppi consiliari o parlamentari…. perché si aprirebbe un mondo di cooptazione e corporativismo….
Invece a noi, comuni mortali, si dice poi di essere provinciali e bamboccioni se non si esce di casa entro i 20 anni, se non si fanno master all’estero, non si conosce l’inglese come la propria lingua e non si studiano indiano o cinese (in quanto il mondo va in quella direzione) per essere davvero competitivi… per poi tornare a casa e fare il precario per alcuni anni, guardando storditi e spalorditi l’ascesa della propria classe dirigente del Paese a spese del contribuente (di cui noi non facciamo parte, anche quando le competenze e le esperienze sopra descritte sono presenti, mentre l’incompentenza e l’impresentabilità degli altri figli d’arte è altrettanto evidente).
Non significa che mogli/mariti/figli d’arte non possano seguire le orme dei familiari, ma dovrebbe esistere un codice etico di condotta, come nelle aziende serie dove i direttori non possono assumere figli e/o coniuge onde evitare CONFLITTO DI INTERESSI! Anche se parliamo di Paese che, giustamente, non può essere gestito come un’azienda, ci sono sempre di mezzo i soldi dei contribuenti e a maggior ragione il comportamento moralmente trasparente dovrebbe essere d’obbligo. Forse questo spingerebbe i vecchi della politica ad uscire un po’ prima che non a 70/80 anni, per lasciare spazio, se del caso, anche ai familiari che hanno fatto un percorso di competenza e partecipazione, ma soprattutto ci permetterebbe di arrivare al tanto sventolato ricambio della classe dirigente, senza per questo dover mantere i VERI BAMBOCCIONI DEL PAESE, ma facendo andare avanti chi ha le potenzialità, le competenze e un codice etico degno di un Stato Democratico, Civile e Moderno.

Cosa ne pensate?
Monica